100 DRAGONI IN CAMPO DOMENICA

Dragoni, premariamoci ad una domenica da record per la nostra famiglia:
9 squadre impegnate su 3 campi per oltre 100 dragoni a placcare nel fango,
Mentre due squadre di under 12 saranno di scena a Lainate, 7 formazioni tra under 6, 8 e 10 si divertiranno a Cesano Boscone e Monza.
Con l’occasione il Presidente Toni Cimmino raccontera’, con l’ausilio del Presidentissimo Nunzio, gli aneddoti delle sue spettacolari prestazioni con la camiseta bianco-verde del Cesano Boscone, sempre intonsa al termine delle gare.
Bassi, fermi, contattodue

FATHER AND SON

due

C’era un ragazzo, che come me, amava la prima linea e l’amatriciana.
In una domenica degli anni ’90 ha attraversato gli Appennini per esordire in serie A a Rovato, in provincia di Brescia, con la sua amata Primavera.
Chi l’avrebbe mai detto che quel ragazzo della Capitale col 2 sulle spalle avrebbe chiamato Milano casa e speso i fine settimane tra i campi di Botticino, sera.
Quel ragazzo e’ tornato a Rovato con in testa un cappellino dei Dragoni, di cui e’ uno dei primissimi fondatori.
Questa volta si ferma a bordo campo, in campo c’e suo figlio Tommy
alla prima partita di rugby della sua vita.
Oggi quel ragazzo compie 40 anni
Auguri Pa’
I Dragoni

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UNA DOMENICA DA DRAGONI

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Piccoli grandi Dragoni protagonisti di una splendida domenica per il mini-rugby lombardo: dal centro Saini gremito di centinaia di centinaia di ruggers per il Torneo Capuzzoni ai concentramenti di Cernusco e Settimo: una giornata di placcaggi e sorrisi, mete e incitamenti, pranzi senza scarpe e cerchi ad ascoltare gli educatori.
Un sincero ringraziamento va ai cugini biancorossi dell’ASR Milano che ci hanno ospitato al Capuzzoni, un torneo di altissimo livello tecnico dall’organizzazione impeccabile, gestito con un ricordo rivolto verso il cielo e un sorriso per tutti.
E’ stata una giornata importante per il rugby lombardo, a dimostrazione che “sì, a Milano si puo’ fare” e per tutti noi dragoni: fondatori, dirigenti, accompagnatori, educatori e bimbi, un momento di confronto con le scuole più importanti del rugby Italiano.
Ne usciamo convinti di aver tanta strada ancora da fare e orgogliosi di dove siamo arrivati in soli tre anni.
Menzione d’onore ai Dragoni di Terra (Under 8) che sono i nostri “primogeniti”, quei bimbi che hanno  iniziato assieme a noi l’avventura del Rugby Parco Sempione,  sono giunti ad un passo dal podio. Tante vittorie e una sola sconfitta, di misura, con la squadra finalista del Gipsi Prato; senza dimenticare la squadra impegnata a Carnusco, un debutto per molti dei nostri
Complimenti ai Dragoni d’Aria (Under 10) che hanno saputo reagire alle fasi piu’ difficile, mettere a segno placcaggi veri e mete corali accompagnati da folletto danzante sulla linea di meta.
Un bravo ai Dragoni di Fuoco (Under 12) che non hanno avuto timori nel confrontarsi con alcune delle migliori compagini nazionali, hanno tenuto il campo a testa alta. Plauso che raggiunge i ragazzi impegnati a Settimo.
E che dire dei piccoli dragoni d’acqua (under 6) con le loro braccia larghe ad abbracciare il campo, uno spettacolo.
Grazie dal vostro Dragone, ora torno nella pancia dell’Arena e nei corridoi del Vigorelli a nascondermi fino alla prossima incursione:
bassi, fermi, contatto.

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IL RICORDO DEL CAPU

Il Memorial Capuzzoni, che vedrà i nostri Dragoni protagonisti domenica in tutte le categorie, è per il rugby milanese qualcosa di più di un torneo come ci spiega il nostro vice presidente Davide con il suo personale ricordo del Capu.

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Davide Fedeli ha iniziato a giocare a rugby a 14 anni grazie a Roberto Maggi, suo professore di educazione fisica alle scuole medie e preperatore atletico delle giovanili dell’Amatori. Parte dalla prima linea — pilone poi tallonatore — per passare a numero 8 e terza ala, ruolo per cui viene convocato in nella mitica prima squadra di Gomez e Doimguez, e del Capu. Da seniores ha giocate nell’ ASR:

“Eccomi qui, a scrivere le sensazioni che provo ogni volta che sento il nome del Capu, ogni volta che mi affiora alla mente un ricordo, sempre chiaro e lucido come se fosse accaduto ieri.
Avevo 17 anni e giocavo nelle giovanili dell’Amatori. Erano gli anni in cui si vincevano scudetti a mani basse, e gli avversari tremavano all’idea di venire in trasferta a Milano, altri tempi.

Un giorno venni convocato in prima squadra per la trasferta di Bologna:  non ci credevo, mi sarei allenato e avrei giocato con i miei miti, quelli che finita la mia partita correvo sempre al Giuriati ad ammirare.
Come tutti i sogni cercavo di gustarmelo fino in fondo: gli allenamenti, il viaggio in pullman con Dominghez, Gomez, e mille altri tra cui il fortissimo terza linea Capuzzoni, Milanese proveniente dall’Asr. La partita si prosettava facile e sarei dovuto entrare anch’io nel secondo tempo, ma qualcosa ando’ storto e Bologna si mise a giocare un gran rugby. Nel 
secondo tempo l’allenatore  — Tati Milano — dovette mettere in campo i nostri pezzi da 90 e  cosi’ io rimasi in panchina ad ammirare i miei campioni preferiti; mi andava bene lo stesso.
Nel viaggio di ritorno un po’ di giocatori incominciarono a discutere ad alta voce del fatto di dovermi fare la matricola. Ipotizzavano già possibili e tremende idee, cose che oggi non si potrebbero fare, ma che io ho subito ad ogni passaggio di categoria, a testa alta: cose da mettere nel bagaglio delle esperienze, che una volta superate ti portano ad avere il rispetto di tutti: quel rispetto che nasce dal senso di appartenenza e di protezione che ogni rugbista ha nei confronti del proprio compagno di squadra.
Quel giorno sul pullman erano già d’accordo, era la mia prima trasferta in prima squadra e dovevo fare la matricola, punto.
Sul più bello però si alzo’ dal suo posto il Capu, ando verso gli altri e prese le mie difese: “il ragazzo non è entrato in campo, non ha il Cap e non potete fargli la matricola. Punto!” Era serio, le regole vanno rispettate, e vanno anche sempre difese.
Gli altri si guardarono stupefatti ma gli dettero retta.
Riaccopagnandomi al mio posto mi ha messo una mano sulla spalla e dicendomi: 
“Oggi non la meritavi, un giorno spero per te di si”.

Me lo ricordo come se fosse ieri.
 Questo spirito, bello, un po’ naïf ma sempre pronto al sostegno del compagno anche contro tutti io l’ho ritrovato nell’Asr. Nella squadra che prima e senza troppe parole ci ha aiutato a far decollare e vivere il nostro RPS, con le risorse degli educatori e con il continuo sostegno morale.
La nostra libertà ed indipendenza di RPS e’ sicuramente il frutto del nostro immenso lavoro, ma anche del compagno silenzioso che ci continua a sostenere, sempre al nostro fianco. Si, in loro rivedo quello spirito del Capu che ancora una volta mi ha messo la mano sulla spalla per accompagnarmi in questo stupendo progetto.