Il nostro ricordo di Paolo “Il Nonno”

Rugby Parco Sempione ed I suoi compagni di squadra Dragold hanno voluto ricordare Paolo “Il Nonno” Marzi  con queste parole.
Paolo ha passato la palla. RPS si stringe alla famiglia di Paolo e a tutti I suoi amici.

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A nome dei Dragold e del suo capitano. A nome degli allenatori, degli amici e di chi ha provato a placcarlo:

Lo abbiamo avuto davanti, Paolo. Lo abbiamo affrontato qualche volta quando ci si allenava.

Piantato sul terreno, come un gelso.

Lo abbiamo avuto di lato, di fianco in qualche torneo. Forte come un toro.

Le sue cosce ci rassicuravano. Anche le sue mani bianche.

Qualcuno ha avuto anche l’onore di appoggiare la faccia e spingerla quella faccia, con fiducia cieca, sul suo nobile gluteo.

Tra gli incroci e gli intrecci dell’ennesima mischia.

Paolo era forte e bello.

Con quella voce garbata e gentile.

E se si se si parlava da maschi dei figli, di donne, di rugby e di vita

nella nostra comunità di diversamente fioeu

risuonavano sempre nette e terse le sue parole.

Distinte. Senza mai alzare la voce.

Quella voce garbata e gentile.

Il nonno.

Per noi era il nonno, lo si chiamava nonno.

Era un fiume tranquillo.

Magari con i suoi mulinelli agitati o le sue forti correnti invisibili.

Ma si invitava tranquillo quel fiume.

Ce lo ricordiamo a Sesto San Giovanni maggio 2016. Punizione in attacco. “Questa è del nonno !”, ha gridato Tommy.  

Paolo ha fatto la sua mezza finta… una finta di palpebra,

di occhio socchiuso. E ha schiacciato in meta.

Meglio, l’ha appoggiata in meta come un dono. Quella palla.

Ci siamo abbracciati tutti.

E da quell’abbraccio non ci siamo più staccati.

Non ci siamo più staccati nemmeno a ottobre a Monza.

Ma nella potenza di quell’abbraccio abbiamo riconosciuto la stanchezza malcelata, il fiato più corto, le fibre deboli e recluse. Che chiedevano tregua.

Prodromi e segni di qualcosa che all’inizio non voleva rivelarsi.

Vigliacca e subdola quella bestia, ma che dopo si è invitata imponente e  crudele.

Bestia che assedia e svuota.

Rivelata dopo numerosi esami. Sfiancante l’attesa.

Volevi conoscerlo il nemico, il bastardo.  Dicesti.

Esattamente volevi conoscere chi era e cosa avesse intenzione di fare.

Per prendere la mira e combatterlo meglio. E lottare.

Ma la bestia avanzava a passi di cm al giorno avanzava.

E non c’erano farmaci che aggiustavano e c’erano esami, tanti esami che spesso non confortavano.

“Raramente ho visto una malattia così stronza”. Disse il medico che ti aveva in cura.

Raramente ho visto tanta tenacia e tanta energia e voglia di crederci. Aggiunse quel medico che giocava a rugby.

Paolo, e se sapevi non volevi sapere.

E hai provato ad allungarlo e allargare quel tempo e alleggerire il peso del tutto ai tuoi figli e ai tuoi cari. Stando vicino. Leggero

Lo hai fatto anche con noi.  Quando ci si vedeva e ci si accoglieva.  A casa tua o al campo.

Tuo padre raccontò sabato mattina a qualcuno di noi che qualche giorno fa domandasti alla dottoressa che ti ha seguito quanto ti rimaneva.

Due anni? Cinque anni? Non era il tempo giusto. Forse. Rispose.

 

Non c’è mai il tempo giusto per fare le cose.

Volevi avere il tempo di vederlo Gabriele.

Lo volevi vedere al Vigorelli e allungarlo quel tempo.  Sul campo a correre e a placcare, giusto e bene.  Gabriele un talento, proprio come te.

Di te ci parleranno l’amore dei tuoi cari e dei tuoi figli, la fierezza composta di tua madre e tuo padre, la montagna e l’America e gli amici, i disegni e gli scherzi pirla di tuo cugino, i sorrisi disarmanti della Patrizia che ci ha regalato a prescindere.

In questi mesi.

La morte si sconta vivendo disse il poeta.

E se dobbiamo scontarla poiché sopravvissuti di lusso, a te.

Ti salveremo dall’ annullamento.

Che è poi il trucco degli umani per campare meglio.

Ti sosterremo perché qualche volta sul campo non ti abbiamo sostenuto.

E ci adopereremo per il sostegno di Gabriele. Senza vicariare, ma per dare una mano e andare via.

Come avresti indicato tu.

Hombre vertical. Persona per bene

Ci pensiamo noi. Così avrai più tempo e verrai a giocare con noi.

È un po’ di tempo che non giochi.

E sarai davanti. Forte come un toro. E di fianco e ci accompagnerai.

E da dietro. Da dietro ci spingerai forte. Ne abbiamo sempre un po’ bisogno.

È un po’ di tempo che non giochi.

Ci vediamo giovedì all’allenamento.

Hasta siempre Paolo